Gesù dice:

"Scrivi Teresa, al messaggio io dono me stesso. Alla mia messe ho inviato pastori e fieri apostoli di pace. La mia coppa, per loro, calice, è ancora sorretta dalle mie mani. Del mio corpo ne feci pane per essere donato in quantità. Della mia maestà della croce cose ne hanno fatto? Ecco come la forgia si mise a produrre per chi non ha compreso. Quella forgia che amareggia tanti miei piccoli. Si, figlia mia, la forgia dei santi. In questo tempo di Amen ho ancora desiderio di  averli tutti con me come nell'ultima mia cena. Io maestro in un'unica certezza: farli essere commensali. Oggi anche loro, come le nazioni, sono uno contro l'altro. Sono albergatori di loro stessi, pensano alle loro utilità e sono come terra senza semi. La mia messe è divenuta sterile. Oggi, in questo tempo di grazia per i tanti richiami e segni, stanno ancora visionando le loro risorse materiali? Ed è come se mi stessero vendendo. Questa è l'ora che saranno visitati dal mio sangue. Io li amo e li osservo nella loro veste che non gode del mio martirio ma della loro orgogliosa materia. Io li chiamo ad osservare i miei precetti e a dominare le loro menti che fanno disilludere offendendo la povertà di tante, troppe anime. Ora posa la penna, figlia mia, ed io solleverò su di te la mia benedizione con le mie mani ancora forate ma anche piene di pace. E con la pace ti benedico, amen."